Kathmandu: tante città, una sola Valle
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Jibgar Joshi
Presidente della Società Pianificatori urbani e regionali del Nepal. Insegna alla Tribhuvan University e alla School of Environmental Management
La valle di Kathmandu è ricca in termini di patrimonio, grazie ai famosi centri urbani, alle architetture e ai molti insediamenti storici di immenso valore culturale. Dal punto di vista amministrativo, è formata dal distretto di Kathmandu (escluso un Comitato di sviluppo locale), Bhaktapur e dalla maggior parte del distretto di Lalitpur.
Al suo interno troviamo una metropoli (Kathmandu) e una sub-metropoli (Lalitpur). Oltre a Bhaktapur, Madhyapur e Kirtipur, ci sono altri tre comuni [1]. All’interno dei comuni troviamo un totale di 86 Comitati di sviluppo locale.
Dal punto di vista turistico, si tratta della regione più visitata del Nepal. Ci sono infatti ben sette importanti siti nella Valle denominati Patrimonio dell’Umanità: le tre piazze Durbar, Changu Narayan, Swoyambhu, Boudhanath, e Pashupatinath. Inoltre ci sono molti stupas, chaityas, e bahal con un valore da preservare. Infine sono anche rinomati l’urbanistica e gli stili di vita tradizionali.
Ma l’ambiente nella Valle si sta rapidamente deteriorando a causa dell’altrettanto rapido fenomeno di urbanizzazione: si assiste ad un processo di inversione termica, i venti non riescono a spazzare via l’aria inquinata e il sistema del fiume si degrada a causa dello scarico dei rifiuti urbani. Data la sensibilità ecologica della Valle, la maggior parte del territorio non è adatto allo sviluppo urbano. Con la perdita di terreni coltivabili e vegetazione, il problema dell’inquinamento dell’aria è cresciuto e la gestione dei rifiuti solidi è diventata più problematica; le risorse idriche sono divenute inadeguate; si è ridotta l’accessibilità ad aria fresca, acqua e spazi aperti.
Il bisogno di sensibilità ecologica è cresciuto ancora di più a seguito della riduzione delle risorse naturali: in tale processo, i bisogni di una popolazione in crescita non possono essere soddisfatti. Si è inoltre assistito ad un incremento della diseguaglianza tra ricchi e poveri, che è andato di pari passo con una seria compromissione del fragile ecosistema della Valle. Tuttavia è possibile affermare che questa sia ancora un ambiente vivibile e inclusivo, capace fino ad oggi di preservare la sua identità e il suo carattere.
Una società tradizionalmente coesa
Una caratteristica distintiva delle antiche conurbazioni in Nepal è proprio la loro coesione sociale. In passato non c’era polarizzazione: ricchi e poveri erano integrati nel sistema sociale. La loro inclusione era dovuta al fatto di essere accomunati dallo stile di vita prevalente. Le persone si auto-organizzavano per creare una comunità, un’unità di vicinato nella quale condividere gioie e avversità, soddisfare i propri bisogni, partecipando alle attività comuni e servendo la comunità in base ai propri interessi e alle proprie capacità.
Il patrimonio urbano è rimasto più o meno intatto, ed è parte integrante della cultura degli abitanti: non si tratta di un museo. I siti storici non sono stati indeboliti dalle minacce emergenti, e sono sopravvissuti nonostante gli sconvolgimenti avvenuti in diverse epoche. Tale sopravvivenza può essere spiegata se si pensa alla ricchezza della cultura, al dinamismo e all’alta efficienza della forma urbana, alla sostenibilità della pianificazione degli insediamenti tramite un uso giudizioso del territorio e degli spazi aperti, e infine se si pensa all’importanza sociale, economica e culturale che ancora tali siti incarnano per la società nepalese contemporanea. Le cittadine medioevali sono state costruite come insediamenti compatti e sono altamente efficienti in termini di trasporti e uso del suolo: così permettono di soddisfare i bisogni economici, sociali, religiosi e culturali dei loro residenti.
Elementi culturali e religiosi hanno dominato l’economia della Valle. A fronte di un investimento pubblico scarso, sono state proprio l’unicità delle caratteristiche culturali e l’attrattività naturale a portare ad una crescita dell’economia urbana. È stato dunque il patrimonio di per sé che ha funzionato come un polo magnetico, attraendo attività e investimenti. Tuttavia, proprio tale potere di attrazione gli ha conferito una centralità che lo ha reso al tempo stesso vulnerabile e ha infine portato alla sua mercificazione. L’unicità tipologica del patrimonio urbano ha funzionato come parte integrante dell’economia urbana, ed è tutt’oggi di immenso valore anche se le persone non lo percepiscono ne lo apprezzano.
La cultura è una delle risorse maggiori per paesi e città in Nepal. E ciò è vero sia negli affollati borghi storici che nei villaggi isolati dove le persone vivono in stretta armonia con la natura. Nella Valle si possono trovare numerosi siti di grande valore archeologico, storico religioso. I principali monumenti sono:
– Pagode, templi, santuari e stupa;
– Antichi palazzi, corti interne e statue;
– Borghi storici con edifici residenziali, piazze, viali, fontane in pietra, cortili, bahal e bahis;
– Opere d’arte e dipinti.
Il suo fascino culturale può essere trovato anche nella forma di diversi festival che si tengono durante il corso dell’anno: il patrimonio culturale fa così parte della vita quotidiana delle persone. La vita è basata sulle credenze religiose e sul rispetto delle proprie tradizioni. Gli abitanti autoctoni hanno portato avanti la cultura e ne hanno accompagnato l’integrazione nel mutevole processo di sviluppo. Sono la stessa vita quotidiana delle persone e il lavoro di fattori, artigiani, carpentieri, pittori e scultori che rappresentano la “cultura viva” degli abitanti rinforzata da strutture e impostazioni, da festival, costumi, danze e musiche, dalla diversità etnica, dalla filosofia della religione e dalla sua pratica, da miti e leggende.
Riti speciali e celebrazioni segnano gli eventi importanti dell’esistenza di ognuno, dalla nascita alla morte, presupponendo una simbiosi di corpo e anima con il divino. I festival sono espressioni della vita e ne riflettono gioie e dolori, paure e sogni; vengono praticati nel corso dell’anno e sono interrelati tra loro. Si tratta di cerimonie colorate, misteriose e divertenti al tempo stesso, che hanno origine nella religione, ma seguono anche credenze leggendarie, superstizioni e tradizioni contadine come le stagioni del raccolto delle messi. Alcune festività sono osservate a livello nazionale, mentre altre sono specifiche di Kathmandu o di certe particolari comunità, paesi o villaggi.
L’erosione in corso
Le città stanno diventando meno inclusive con il passare del tempo a causa del fallimento della loro trasformazione in linea con le tendenze moderne. Si assiste, in effetti ad un’erosione dei valori culturali e religiosi. Lo sviluppo urbano ha creato molto benessere nella Valle, tant’è che molti abitanti si sono arricchiti grazie al possesso di terreni, ma solo pochissime risorse sono state investite per migliorare i servizi necessari per rendere lo sviluppo più sostenibile e di conseguenza le aree urbane sono rimaste povere. Ciò significa che nel prossimo futuro il progresso economico verrà probabilmente colpito dalla mancanza di servizi e questo avrà delle conseguenze a sua volta sulla capacità di carico della Valle e sulla produttività che verosimilmente sarà in declino.
La vita urbana è stata minacciata in molti modi dal passaggio verso stili di vita non sostenibili come nel caso della costruzione di edilizia intensiva in luoghi dove già si riscontra una carenza drammatica di servizi e dove il sistema dei trasporti è caotico. Le città antiche sono state esposte ad economie esterne con la conseguenza che non solo sono diventati luoghi meno inclusivi ma anche che la loro economia interna ne è risultata indebolita. I rifiuti solidi non sono raccolti regolarmente.
Il sistema valoriale del passato viene così sostituito da uno nuovo: vi è una preferenza per il benessere anche se la soddisfazione che ne deriva è in declino. Nelle comunità più povere, la maggior parte delle necessità sono soddisfatte grazie allo sforzo della comunità e al mutuo-aiuto. Nonostante il mercato abbia provato a sostituire tale sistema, i poveri normalmente non hanno un accesso adeguato alla maggior parte delle cose di cui avrebbero bisogno per la loro sopravvivenza e il loro progresso. In altre parole la povertà contribuisce a rendere gli insediamenti più coesi al loro interno, poiché accresce l’interdipendenza tra i loro membri. La dipendenza dalle comunità locali decresce al crescere del guadagno della famiglia, ma questo passaggio non sembra essere risolutivo poiché in tale transizione la famiglia finisce per sacrificare la maggior parte delle cose da cui traeva effettivamente beneficio. Se ne può dunque dedurre che per una società in transizione non è necessariamente una cosa positiva passare a stili di vita moderni e più convenzionali. Tanto più che il fallimento nel mantenere vive le reti di mutuo aiuto porta necessariamente alla perdita di inclusione sociale nella società.
L’adeguamento a stili di vita moderni implicano anche ulteriori costi, come nel caso principe dei costi per la gestione dei rifiuti che derivano dall’adozione di tecniche moderne. Il fallimento nella gestione del processo di adattamento e quindi di tali costi ha portato a stili di vita insostenibili. Sia il settore pubblico che quello privato non hanno aiutato a preparare le persone al cambiamento: anziché accrescere la sensibilità pubblica sugli approcci sostenibili, hanno infatti promosso stili poco sostenibili per raggiungere obiettivi a breve termine di guadagni finanziari.
Di seguito si elencano alcuni dei problemi che hanno caratterizzato la Valle a seguito del processo di rapida urbanizzazione:
– Insediamenti in aree sensibili, come ad esempio piane di esondazione;
– Perdita prematura di terreni agricoli;
– Formazione di baraccopoli con condizioni sanitarie e di salute pubblica inadeguate;
– Problemi di fornitura e inquinamento dell’acqua;
– Insufficienza energetica, uso limitato di energie alternative e altissimi prezzi per l’energia;
– Mancato coordinamento tra trasporti e usi del suolo, con conseguenze in termini di grave congestione del traffico e inquinamento;
– Problemi di gestione dei rifiuti solidi e discariche nel letto del fiume.
Nonostante ci sia stata una crescita sostanziale negli investimenti, sono cresciuti anche i problemi dovuti ad una grave carenza di servizi urbani. Al crescere dei costi dei servizi, la maggior parte delle persone non ha potuto permettersi di pagarli, ed è così rimasta priva anche dei servizi più essenziali. Proprio per questo, dovrebbe essere categorizzata come povera in riferimento alle possibilità di accesso ai servizi igienici, all’acqua e agli altri servizi di base. L’accessibilità ai servizi sociali non è aumentata all’aumentare degli investimenti, e le persone non riescono ad ottenere ciò che vogliono anche se sono disposte a pagare. Il fallimento della gestione dei servizi urbani basilari nelle aree urbane dense ha portato a quello che può essere chiamata come povertà collettiva. Strade sporche, fiumi inquinati, accumulo di rifiuti negli spazi pubblici e congestione del traffico con conseguente inquinamento dell’aria e acustico, sono tutti problemi che riguardano l’intera popolazione, tuttavia la povertà nelle località meno abbienti è allarmante e i poveri sono la categoria più colpita dal degrado ambientale.
I siti storici protetti e gli spazi aperti ben mantenuti e fruibili sono virtualmente gli unici spazi urbani dove persone di diversa estrazione sociale hanno la medesima possibilità di accesso. Così i parchi e gli spazi pubblici in generale diventano strumentali per migliorare la qualità di aria e acqua, per preservare i fiumi e la vegetazione nei contesti urbani. Gli spazi pubblici sono altresì essenziali perché forniscono servizi per la comunità e spazi di ritrovo. Spazi e luoghi sono dunque necessari per creare e diffondere rituali sociali e culturali carichi di significato per tutti gli abitanti. Eventi pubblici come mercati su strada e rappresentazioni teatrali contribuiscono a rendere più intensa la vita di quartiere. Le città dovrebbero fornire spazi per le organizzazioni spontanee e di comunità.
La vivibilità delle città storiche
Le città storiche dovrebbero essere considerate come degli ecosistemi. Esse infatti hanno un ciclo di vita abbastanza lungo da lasciare dei segni indelebili sulla terra. Sono dunque le popolazioni locali con le loro aspirazioni e le loro energie che possono allungare la vita dei loro ecosistemi tramite la cultura. L’esperienza nepalese nella conservazione e valorizzazione delle città storiche come Bhaktapur mostra come sia necessario integrare cultura e sviluppo tramite la pianificazione. Invece di controllare nuove espansioni della città, queste dovrebbero essere rese compatibili con i siti protetti per una trasformazione culturale. In tale processo, il carattere e l’identità associati con il patrimonio storico dovrebbero essere mantenuti. Inoltre, bisognerebbe fornire alle persone gli strumenti tecnologici che gli permettano di usufruire pienamente dei siti storici. Bisogna capire i cambiamenti sociali prima di realizzare cambiamenti fisici. La maggior parte dei cambiamenti moderni potrebbero non portare beneficio alle persone: per distinguere quali cambiamenti moderni sono compatibili con l’esistente, oppure quali elementi possono essere ben integrati, è necessario portare avanti una ricerca sullo sviluppo sostenibile. Quello che sembra mancare sono le conoscenze e le tecniche di conservazione. Il degrado culturale non è sopraggiunto a causa dell’ignoranza, dell’analfabetismo e neppure della povertà, ma a causa dell’avvento del benessere e della crescita delle possibilità economiche portate dalla mercificazione stessa della cultura.
L’obiettivo è dunque quello di stimolare e rigenerare una comunità, e di creare luoghi piacevoli che diano valore alle città. Si è convinti infatti che tali luoghi possano dare agli abitanti le opportunità e le possibilità per prosperare e raggiungere il massimo potenziale. Sembra più facile fornire i servizi necessari in un’area densa e compatta, come d’altra parte era il tessuto delle cittadine medioevali. Al contrario, lo sprawl non solo ha distrutto preziosi terreni agricoli, ma ha anche reso costosa e inadeguata la fornitura di servizi. Il prezzo dei trasporti pubblici non è più accessibile a troppe persone, tant’è che i meno abbienti sono costretti a camminare per ore per raggiungere i luoghi di lavoro e per avere accesso ai servizi essenziali.
La vivibilità dipende dall’abilità di creare un ambiente che evochi l’armonia tra la cultura, l’ambiente costruito e la natura. Ogni cultura vorrebbe preservare la sua identità: se non riusciamo a capire questo concetto, i siti storici diventeranno delle aree problematiche che hanno perduto il loro carattere. Con la crescita della popolazione e i cambiamenti nel sistema valoriale e nelle aspirazioni, anche gli ecosistemi cambiano, tuttavia c’è sempre stata una resistenza al cambiamento, e la sostenibilità dei nuovi cambiamenti dipende dalla loro compatibilità con la cultura prevalente.
[1] Si tratta dei comuni, recentemente designati, di Champapur, Shankharapur e Karyabinayak
Data di pubblicazione: 15 agosto 2012
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Il Nepal sta attraversando una lunga fase di transizione, con la conseguenza che vi è stata un’ulteriore concentrazione di attività nella Valle. Lo sviluppo qui ha portato sia ad un’accumulazione di benessere, ma anche ad una stagnazione nelle aree più periferiche. La maggior parte delle attività dei partiti politici avviene qui e con ciò è cresciuta la spesa dello stato, senza che le condizioni di infrastrutture e servizi siano migliorate ad intercettare la domanda crescente. Ciò ha condotto ad una situazione che può essere considerata come un “fallimento della città”. Il fallimento nell’innescare cambiamenti a lungo termine ha spinto il governo ad impegnarsi in azioni populiste e ad alta visibilità, con l’unica finalità di rendere nota la propria presenza, senza però intraprendere iniziative significative, di lungo respiro per rispondere alla crisi emergente. In termini di competitività su scala globale, la valle non è più considerata un buon posto per alcun tipo di investimento con un conseguente brusco declino del mercato immobiliare. L’incapacità di soddisfare la crescente domanda di infrastrutture e servizi, ha spinto verso piccoli progetti di tipo incrementale finalizzati ad attenuare se non risolvere la crisi. Tuttavia, tali cambiamenti non sono sufficienti per arrestare il crescente deficit, e la situazione sta diventando critica.
Per rendere il cambiamento più inclusivo, sembra opportuno sviluppare dei progetti speciali per i diritti dei gruppi degli esclusi in ogni comunità. Per preservare la loro inclusione sociale occorrerebbe incoraggiare le attività locali; accrescere la responsabilizzazione nella vita comunitaria; fornire servizi chiave a livello locale; coinvolgere gli abitanti nel miglioramento dell’ambiente e nei lavori sociali; investire in progetti culturali e religiosi; pedonalizzare per una mobilità più sostenibile; formare cooperative nei quartieri e finanziare in modo sostenibile le infrastrutture.
Per migliorare accessibilità e mobilità bisognerebbe sviluppare il sistema dei trasporti pubblici. Ci dovrebbero essere sia buoni trasporti che un buon sistema di comunicazione. Le città possono creare incentivi e promuovere politiche che favoriscono il trasporto di massa. Inoltre connessioni sicure, funzionali e verdi permetterebbero di riqualificare lo spazio pubblico e renderlo più inclusivo. In particolare saranno le vie pedonali a riattivare lo spazio pubblico, che insieme alla mixité funzionale contribuiranno alla sua reintegrazione.
Sembra necessario, inoltre, incoraggiare le iniziative promosse dagli abitanti a livello di quartiere e integrarle nelle strutture e nelle reti a livello comunale. Dovremmo concentrarci sull’obiettivo di rendere in particolare le città tradizionali più inclusive e proprio là fornire gli spunti necessari per innescare tale processo. Non si dovrebbe scendere a compromessi soprattutto per quanto riguarda la forma, la cultura e gli stili di vita della città tradizionale. I suoi abitanti dovrebbero apprezzarne la funzionalità, ed essa dovrebbe adattarsi ai cambiamenti in corso.
Le sue potenzialità in termini di inclusione dovrebbero essere sfruttate per renderne lo sviluppo più sostenibile. Ciò può essere fatto, da un lato, pianificando e sviluppando le nuove realtà urbane come eco-città con prevalenza di caratteristiche parzialmente rurali e minori standard; dall’altro lato, riqualificando le città e gli insediamenti storici facendo attenzione a renderli più inclusivi, utilizzando le potenzialità delle reti sociali e del patrimonio esistente per ridare vita alle attività autoctone.
Le città affrontano oggi problemi vari, sempre più numerosi, relativi a diversi gruppi della popolazione quali i giovani, gli anziani, i disabili e così via, portatori di istanze differenti per natura. È dunque necessario soddisfare i bisogni di tali gruppi le cui prospettive sono diverse. Il concetto di “città inclusiva” è legato ad una comunità funzionante e prosperosa. Una società è ideale quando i bisogni dell’uomo sono soddisfatti dagli sforzi della comunità stessa, e dove le persone sono portate ad aggiungere valore alla comunità a cui appartengono e con la quale si identificano. In tale società, le persone vivono in armonia con il loro ambiente, e sono meno vulnerabili alle possibili minacce. Non devono preoccuparsi troppo di rispondere da soli alle proprie necessità, ma gli è permesso contribuirvi in base alle proprie possibilità. La loro felicità dipende dai servizi che sono in grado di fornire alla comunità, trovando un ambiente che facilità il lavoro.
Nonostante le città storiche della Valle di Kathmandu siano dei buoni esempi di città inclusive, tuttavia sono sottoposte ad una crescente minaccia: è facile infatti osservare dei conflitti di interesse tra le tendenze globali e le caratteristiche intrinseche a tali città che si è tentato di danneggiare per più di un secolo. Alcuni dei fattori che sostengono la loro inclusione possono essere così riassunti: la forte resistenza al cambiamento data dalla loro lunga storia; un disegno degli spazi che incoraggia coesione e inclusione; elementi che favoriscono la mobilità pedonale; una cultura di condivisione della povertà e una condivisione dello spazio urbano che incoraggia la mixité grazie alle attività culturali e religiose disseminate nel corso dell’anno.
È dunque grazie all’antichità e alla persistente resistenza al cambiamento che gli investimenti di larga scala che avrebbero potuto distruggere il carattere proprio degli insediamenti non hanno mai preso il via. Tuttavia ciò ha avuto dei costi immensi e la vita della gente comune non è stata facile. Il ruolo del governo deve cambiare e deve supportare le azioni degli abitanti in modo che la loro capacità di inclusione possa dispiegarsi ed essere promossa. Il governo dovrebbe capire che i cambiamenti moderni verranno ostacolati se non ci saranno delle misure di adattamento, e che ogni tipo di conflitto di interesse renderà lo sviluppo più costoso e meno sostenibile. In particolare, il conflitto tra il miglioramento degli standard abitativi delle persone e la conservazione del patrimonio culturale deve essere risolto coinvolgendo le persone e attraverso l’impiego di tecnologie che permettano una maggior integrazione tra cultura e sviluppo.
Riferimenti
– Corbett, G. et. al., (1995), Kathmandu: seven studies in urban renewal, Winnipeg: University of Manitoba.
– Haaland, A., (1985), Bhaktapur: A Town Changing, revised edition, Kathmandu: GTZ.
– Hanson, J. (2004) “The inclusive city: delivering a more accessible urban environment through inclusive design’’, RICS Cobra 2004 International Construction Conference: responding to change, http; www.eprints.ucl.ac.uk/3351.
– Joshi, Jibgar, (2008), “Sustainable Provision of Urban Environmental Services in Kathmandu Valley”, paper presented at 2nd ICBED, University Sains Malaysia.
– Joshi, Jibgar, (2009), Regional Strategies for Sustainable Development in Nepal, Kathmandu: Lajmina Joshi.
– Joshi, Jibgar, (2011). Managing Environment and Cities for Sustainable Development, Kathmandu: Lajmina Joshi.
– MoPE (Ministry of Population and Environment), (1999), Environmental Planning and Management of the Kathmandu Valley, Kathmandu: MoPE/IUCN.
– Rodwin, L., (1981). Cities and City Planning, New York/London: Plenum Press.
– Safier, M., (1996), “The Cosmopolitan Challenge in Cities on the Edge of the Millennium: Moving from Conflict to Co-existence”, in City 3-4, Oxford.
– The Inclusive City, http: www.inclusivecity.com.
Data di pubblicazione: 15 agosto 2012
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